Rino Formica ha 97 anni, era uno dei miei miti da ragazzo, un socialista craxiano, con spirito trotzkista, come piaceva a me.
Credo che tra i grandi intorno a Craxi meritasse di più. Sicuramente. Invece altri hanno avuto più fortuna di lui, hanno avuto premi migliori e poi si sono rivelati fra i peggiori, Gianni De Michelis escluso.
A chi pensa che per sembrare giovane sia necessario mettere in soffitta i vecchi, legga questa intervista.
Chi pensa non è vecchio mai.
Io tremo al pensiero di come sarà il mondo quando non ci saranno più alcuni vecchi.
E Rino è fra questi. Pochi altri. Purtroppo.
Naturalmente su alcune cose si può non essere d’accordo. Mi riferisco a questa intervista o ad altri suoi precedenti interventi. Quelli sul giornale di De Benedetti, per esempio.
Ma comunque sempre, sempre, c’è un pensiero profondo, che commuove.
La convinzione, ad esempio, che per ogni cosa che succede ci sia una spiegazione. Sempre.
Dalle guerre nel mondo, alle liti nei Talk, nell’azionismo aristocratico di un Calenda, nel Centro che pesca i pesciolini nei fiumi, nel massimalismo tendente alla modestia più che alla moderazione di una Schlein, nella furbizia della Meloni, nelle classi dirigenti italiane inferiori a quelle tedesche o spagnole, nella politica che senza pensiero si trasforma in buffet.
Ogni cosa ha una spiegazione, in ogni cosa c’è una storia, una motivazione, un retroterra, qualcosa che è successo prima e risuccede, spesso in peggio, più spesso in farsa.
Ogni cosa del presente si legge meglio se conosci il passato.
Per questo io mi appassiono ai vecchi.
Ai più vecchi.
I giovani mi annoiano. I giovani si fanno vanto di non sapere. Di non avere storia alle spalle. Senza passato. Senza conoscenza del passato. Non lo penso dei giovani in generale, penso ai giovani e ai semi giovani adesso in politica.
Intorno al buffet. Sgomitanti verso il buffet.
Leggete l’intervista.
Sergio Pizzolante