Gaza, Israele attacca. Hamas: “Oltre 100 morti, pronti a nuova tregua”

Riparte la guerra con la fine del cessate il fuoco durato 7 giorni: scambio di accuse tra lo Stato ebraico e l’organizzazione terroristica sulla violazione della tregua. Raid sulla Striscia e pesanti scontri al Nord

“Siamo pronti a iniziare una nuova tregua per concludere il dossier dei detenuti civili”. Così, nel giorno dello stop al cessate il fuoco durato 7 giorni tra Israele e Hamas e della ripresa dei combattimenti a Gaza, il dirigente dell’organizzazione terroristica Khalil Al-Hayya, che in una intervista alla tv satellitare al-Jazeera accusa lo Stato ebraico di aver “maliziosamente infilato nomi di soldatesse nell’elenco di scambio dei civili”. “Siamo stati in contatto con i mediatori (qatarini e egiziani, ndr) fino a stamattina, ma i colloqui su una tregua si sono interrotti quando sono iniziati i bombardamenti”, spiega il dirigente di Hamas. Il ministero della Sanità della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, riferisce che sono 109 le persone rimaste uccise dalla ripresa dei raid.

Il Qatar “conferma” intanto che “proseguono negoziati tra le due parti con l’obiettivo di ritornare a uno stato di pausa” nelle ostilità e conferma l’impegno, “con i partner nella mediazione, a proseguire gli sforzi che hanno portato alla pausa umanitaria”, affermando che “non esiterà a fare tutto il necessario per il ritorno alla calma”. In una dichiarazione diffusa via X, il ministero degli Esteri di Doha afferma che “i continui bombardamenti della Striscia di Gaza nelle prime ore dalla fine della pausa (nelle ostilità) complicano gli sforzi di mediazione e aggravano la catastrofe umanitaria nella Striscia”. L’appello alla comunità internazionale è ad agire “rapidamente per fermare la violenza”.

Il Qatar “condanna” inoltre gli attacchi contro i civili, “la pratica della punizione collettiva”, i “tentativi di sfollamento forzato” degli abitanti della “Striscia di Gaza sotto assedio” e ribadisce la “richiesta” di un “cessate il fuoco immediato” e di garantire l’arrivo di aiuti nella Striscia di Gaza.

Israele-Hamas, scambio di accuse sulla violazione della tregua

Lo stop al cessate il fuoco è arrivato all’alba di oggi, all’indomani dell’attentato rivendicato dall’organizzazione terroristica a Gerusalemme. Finita quindi dopo una settimana la tregua, con le Forze di difesa israeliane che hanno ripreso i combattimenti nella Striscia di Gaza per “colpire Hamas nelle loro roccaforti”.

Hamas “ha violato il quadro di riferimento” per la pausa nelle ostilità, “non ha mantenuto gli impegni per il rilascio di tutte le donne tenute in ostaggio e ha lanciato razzi contro Israele”, afferma una dichiarazione dell’Ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu di cui danno notizia i media israeliani. “Con la ripresa dei combattimenti” si sottolinea che “il governo di Israele è impegnato a raggiungere gli obiettivi della guerra” ovvero “liberare i nostri ostaggi, eliminare Hamas e garantire che Gaza non possa mai più minacciare la popolazione di Israele”.

L’annuncio della ripresa dei combattimenti è arrivato pochi minuti dopo la fine della pausa nelle ostilità, alle 7 ora locale. Hamas, afferma il Times of Israel, non ha fornito a Israele l’elenco con i nomi degli ostaggi da rilasciare in giornata. “Hamas non ha mantenuto la parola – ha accusato il tenente colonnello Peter Lerner intervenendo al programma Newsday della Bbc -. Rilasciare tutte le donne e i bambini” tenuti in ostaggio. Gli obiettivi delle Idf, ha confermato, restano sempre riportare a casa tutti gli ostaggi e “distruggere Hamas” e, ha ribadito, le forze israeliane “operano nell’ambito delle leggi del conflitto armato”.

Secondo Hamas, tuttavia, sarebbe stato Israele ad aver violato la tregua bloccando i rifornimenti di combustibili al nord della Striscia di Gaza. Un altro elemento di frizione fra le due parti sarebbe stato il rifiuto di Hamas di rilasciare gli uomini in ostaggio sulla base degli stessi termini di donne e bambini.

Le trattative sugli ostaggi

Secondo la Cnn, che cita una fonte vicina ai colloqui, sarebbero ancora in corso le trattative per il rilascio degli ostaggi trattenuti da Hamas nella Striscia. Scaduti i termini della pausa nelle ostilità, rileva la rete americana, nessuna delle parti influenti coinvolte – Hamas, Qatar, Israele, Usa ed Egitto – ha annunciato pubblicamente una rottura nei colloqui. In base ai termini dell’accordo che era stato raggiunto, ricorda la Cnn, Hamas avrebbe dovuto proporre un nuovo elenco di nomi, l’ottavo, di ostaggi da rilasciare oggi (dieci donne e minori) in cambio di un’altra giornata di tregua.

E‘ morto intanto Arye Zalmanovich, 85 anni, il più anziano degli ostaggi catturati dai miliziani di Hamas nel sud di Israele lo scorso 7 ottobre. Lo rende noto il kibbutz che aveva contribuito a fondare, quello di Ni Oz, uno dei più presi d’assalto da Hamas. ”Aveva due figli, era nonno di cinque nipoti e lavorava nell’agricoltura. Ha passato la sua vita imparando, capendo e amando la storia e la terra di Israele”, si legge nel comunicato diffuso dal kibbutz e rilanciato da Haaretz. Il 7 ottobre, prima di essere rapito, aveva parlato al telefono con il figlio per denunciare la presenza di Hamas nel kibbutz. Due settimane fa dalla Striscia di Gaza era stato condiviso un video di Zalmanovich sofferente e la sua famiglia aveva iniziato a temere per la sua vita. Il suo cadavere è nella Striscia di Gaza.

Ed è morta anche Maya Goren, maestra d’asilo di 56 anni rapita sempre dal kibbutz di Nir Oz, il corpo della donna si trova nella Striscia. Suo marito Avner è stato ucciso dai miliziani di Hamas il giorno dell’assalto, mentre non è chiaro se anche lei sia morta quel 7 ottobre o durante la prigionia. Maya è stata sequestrata mentre stava allestendo l’asilo la mattina di Shabbat. Sono sopravvissuti i quattro figli della coppia di 18, 21, 23 e 25 anni.

Sono 137 gli ostaggi ancora nelle mani di Hamasmentre 110 sono tornati in Israele. A fornire i dati il portavoce del governo israeliano Eylon Levy, precisando che restano ancora sequestrati 115 uomini, 20 donne e due bambini. Dieci degli ostaggi a Gaza hanno 75 anni o più, ha detto Levy, aggiungendo che la maggioranza, ovvero 126, sono israeliani e 11 sono cittadini stranieri. Tra loro ci sono otto thailandesi.

Levy cita anche l’ostaggio più piccolo, Kfir Bibas di 10 mesi, suo fratello Ariel di 4 anni e la loro madre Shiri. L’esercito israeliano ha detto che sta indagando sull’annuncio di Hamas secondo cui i bambini e la loro madre sarebbero stati uccisi.

Raid sulla Striscia, “pesanti scontri” a Gaza City e nel Nord: “Decine di morti”

Per Israele inizia quindi oggi la “fase successiva” della guerra, con nuovi raid: caccia israeliani hanno infatti bombardato obiettivi di Hamas a Gaza City e nel nord della Striscia. La tv satellitare al-Jazeera cita testimonianze che parlano di “pesanti scontri” tra “gruppi combattenti palestinesi” e forze israeliane. Secondo l’emittente, nella parte centrale dell’enclave palestinese, i tank israeliani hanno colpito campi profughi di Nuseirat e Bureij.

Hamas rivendica razzi su Israele

Le Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, rivendicano intanto il lancio di una raffica di razzi contro le città di Ashkelon, Sderot e Beersheba, nel sud di Israele. Lo riferisce la tv satellitare al-Jazeera che dà notizia di un messaggio su Telegram in cui il gruppo parla di “risposta ad attacchi contro i civili”.

In precedenza la stessa al-Jazeera riferiva di una rivendicazione delle Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad islamica palestinese, che affermavano di aver “attaccato” stamani località israeliane.

Nessun camion di aiuti nella Striscia

Nella Striscia di Gaza non è entrato un solo camion di aiuti da quando stamani è finita la pausa nelle ostilità. Lo ha confermato alla Cnn un testimone al valico di Rafah, transito fra l’enclave palestinese e l’Egitto. Secondo la rete americana, decine di camion che erano stati sottoposti ai controlli di sicurezza disposti dagli israeliani al valico di Nitzana, in Israele, sono stati visti fermi in attesa al valico di Rafah. Secondo la testimonianza non è entrata a Gaza neanche l’autocisterna passata dal lato egiziano del transito alle prime ore di oggi.

Ieri la Mezzaluna Rossa riferiva di almeno 1.132 camion carichi di aiuti umanitari per la Striscia di Gaza entrati nell’enclave palestinese dal valico di Rafah da quando venerdì scorso era entrata in vigore la pausa nelle ostilità.

ADNKRONOS

  • Le proposte di Reggini Auto