Progresso non vuole dire solo molte scuole, molti ospedali, molte strade… (L’editoriale di David Oddone)

La parola progresso è veramente tanto inflazionata. Ne sento parlare in ogni dove, non esclusi i contesti istituzionali dove c’è chi non perde occasione per ricordarci come, per esempio, i ragazzi di oggi siano molto più competenti di quelli di ieri proprio grazie alle tecnologie, ignorando di fatto l’altro lato della medaglia, quello legato ai rischi. Basti pensare agli studi sull’analfabetismo funzionale. Così ho provato a cercare nella mente una definizione di progresso non banale rammentandomi di quanto scriveva Vargas LLosa in un suo articolo di ormai molti anni fa “Il progresso non vuol dire solo molte scuole, molti ospedali e molte strade. Vuol dire anche, e forse soprattutto, quel sapere che ci rende capaci di cogliere la differenza tra il bello e il brutto, l’intelligenza e la stupidità, il buono e il cattivo, l’accettabile e l’inaccettabile, che chiamiamo cultura”. Dunque guardando una delle foto che mi sono state girate dal sammarinese Marino Pelliccioni che di recente si è recato in Congo per la 17esima volta per portare un contributo significativo alla missione di Padre Marcellino, mi sono chiesto che cosa in nome del progresso che ci inorgoglisce tanto, sia accettabile o piuttosto inaccettabile. Si tratta di uno scatto che racchiude tutta la dolcezza e tutto il dolore del mondo. Ritrae una neomamma con la sua piccolina tra le braccia, la bimba ha gli occhi chiusi e a guardarla velocemente sembrerebbe dormire mentre un esame più attento consente di scorgere un filo trasparente che la lega alla vita, il tubicino dell’ossigeno. La foto non è a mio avviso pubblicabile (in pagina ne troverete altre, ndr) perché non dà conto di una vita che comincia bensì della sua fine, trasportandone tutto il mistero. A causa di uno dei continui black out che avvengono in Africa, la piccola durante la notte è stata privata dell’ossigeno ed è morta. La sua mamma ha continuato a prendersi cura di lei e cullarla, non accettando di doverle dire addio. Anche a Gaza a causa del venire meno della corrente elettrica, bambini che si trovavano nel reparto neonatale, ospitati dalle incubatrici di un ospedale, sono stati condannati a morire come è accaduto alla bimba del Congo. Da tempo si parla di Africa e di colonizzazione digitale di quel Continente ma c’è da scommettere che il “progresso” che ne scaturirà non sarà foriero di benefici per i suoi abitanti dove soprattutto i bambini continueranno a morire. Torna prepotente la domanda: è o non è accettabile che questo accada? E di chi sono le colpe? Forse fintanto che non ci interrogheremo seriamente su quanto in larga parte siano anche nostre, non prepareremo mai il terreno per un mondo più giusto. “Combatterò per l’Uomo. Contro i suoi nemici. Ma anche contro me stesso” scriveva e rifletteva Antoine de-Saint Exupery in Pilota di Guerra, altro suo capolavoro dopo il Piccolo Principe.

 

David Oddone

(La Serenissima)

 

@foto Marino Pelliccioni