C’è stato un momento nella storia del nostro Paese in cui si diceva che la politica influiva sull’attività del Tribunale e allora, nel nome della separazione dei poteri sono state cambiate le leggi che i predecessori, tenendo bene a mente che cosa rappresenti San Marino e la sua storia, con la sua entità territoriale, i suoi usi e costumi, avevano pensato per il nostro micro Stato.
Passato del tempo, e neanche troppo, cessati gli incarichi di magistrati più anziani ma anche più saggi e perfettamente integrati nella realtà sammarinese, i tre poteri dello Stato, (Legislativo – Esecutivo – Giudiziario), se mai ci fosse stato prima un suo sbilanciamento verso il primato della politica, fecero registrare un evidente mutamento di valori in campo e si scatenò all’interno dello stesso Tribunale una lotta intestina per conquistarne o preservarne la guida.
Intanto, il Consiglio Grande e Generale, in parte rinnovato, era impegnato, con l’intento di indebolire la vecchia guardia, a limitare, circoscrivere e depotenziare gli uomini di governo, senza pensare che presto uomini di governo sarebbero diventati loro e quindi auto depotenziandosi inconsciamente attraverso una serie di provvedimenti limitativi.
E così certi giudici, sempre più consci del loro potere, cominciarono ad esercitare la loro influenza sulla politica o su alcuni politici e pare, da quel che si è sentito in Consiglio, letto in merito alla Commissione Consiliare d’Inchiesta e dai resoconti dei processi in corso, abbiano recentemente condizionato la nascita di governi della Repubblica.
In mezzo a tutto questo si sono snodate le vicende giudiziarie che hanno caratterizzato l’ultimo decennio sammarinese: una classe politica spazzata via; gente messa in galera, con successive sentenze contradditorie – ma un magistrato non deve giudicare tenendo conto e non superando mai il “ragionevole dubbio? – ; tentativo di coinvolgere anche coloro i quali non erano imputati di nulla ma facevano parte della vecchia guardia, dando i loro nomi in pasto ai media, quando poi i velenosi sospetti sono durati dalla sera alla mattina, anche perché c’è stato chi si era reso disponibile a portare davanti a certi Commissari della Legge venticinque anni di atti coerentemente spesi nella lotta al connubio politica affari.
Lo definivano “Il Di Pietro di San Marino” i suoi boys, tra cui anche qualche politico, che sostenevano lo sceriffo e questo stato di cose deve avere provocato nel nostro magistrato una sorta di delirio di onnipotenza, che di solito gioca a lungo andare brutti scherzi.
Con una classe politica demolita e l’avvento della nuova, più giovane, inesperta, ingenua e impreparata, per qualcuno deve essere stato un gioco da ragazzi influenzare profondamente le scelte politiche, i cui effetti conseguenti dopo qualche anno sono purtroppo sotto gli occhi di tutti.
In questi giorni si sta celebrando il processo comunemente denominato “Buriani-Celli”, in cui i due vengono accusati di avere avuto un ruolo importante nel favorire i piani della cricca di cui tutti abbiamo letto e sentito. I due, a meno che non avessero rapporti prima, si incontrano per l’apertura di un fascicolo relativo al caso “video Carrirolo”, capitato in pieno delirio di onnipotenza, che, probabilmente, andrebbe meglio analizzato per comprendere ciò che è avvenuto realmente. Lo faremo eventualmente una prossima volta.
Leggo in un articolo dell’ottimo Enrico Lazzari che “Il Giudice imputato Buriani piange in udienza” mentre svolge dichiarazioni spontanee. Beh, devo dire che personalmente non mi sento soddisfatto per nulla, ma se è vero che un giudice è stato al gioco – lasciamo perdere il mediocre politico che ha bruciato in un batter d’ali il suo anonimo futuro – calpestando il diritto, quando avrebbe dovuto essere terzo e imparziale rispetto alle questioni e alle persone, io faccio davvero fatica a riconoscere a “quel giudice”, l’onore delle armi.
Vediamo come andranno a finire le cose sul piano giudiziario, poi potremo trarre delle conclusioni definitive con l’aggiunta di aspetti che, magari sul piano giuridico non avranno grande peso, ma sulla realtà delle cose potrebbero essere interessanti dal punto di vista della dignità e della statura di chi ha avuto l’onore di assurgere al ruolo di Commissario della Legge della Serenissima Repubblica di San Marino.
Augusto Casali