Il racconto che diventa immagine, che diventa podcast, che diventa internet. È un libro, certo, ma crossmediale, cioè strutturato in maniera originale e innovativa sui canali di diffusione che oggi sono più usati dalle persone. Questo è “Memorie dal lavoro” prodotto dalla Fondazione XXV con la collaborazione dell’Università attraverso Usmaradio, e del fotografo Gabriele Mazza. Anche la preposizione articolata: dal, ha un suo preciso significato. Non si è voluto usare un genitivo per questo titolo, cioè una preposizione che indica specificazione, ma si è voluto un moto da luogo che, in senso concreto e figurato indica un processo più profondo, più intimo.
Protagonisti, oltre 30 personaggi sammarinesi che erano lavoratori nel periodo storico in cui si è manifestato maggiormente il cambiamento dell’economia nei settori più diversi: l’industria, il commercio, l’artigianato, l’edilizia, il comparto pubblico nelle sue varie declinazioni. Uno spaccato sociale variegato, com’è la comunità civile, che trasmette la testimonianza di un lungo e complesso processo di crescita da cui sono scaturite conquiste importanti come il Fondo servizi sociali, l’edilizia popolare, le mense, la parità di genere. Elementi che oggi si danno per scontati e dei quali, forse, si è persa la comprensione più profonda, ma che sono stati frutto di scioperi e di battaglie, sia collettive, sia private, dentro le fabbriche o dentro gli uffici.
“È una sorta di biografia collettiva” ha detto il Segretario di Stato al Lavoro Alessandro Bevitori portando i saluti istituzionali alla presentazione ufficiale di questo progetto editoriale che, al momento, è l’unico del genere a San Marino. “In questi racconti, c’è la tenacia, ci sono i sacrifici e la sofferenza, ma anche la soddisfazione per i traguardi raggiunti. Ma soprattutto viene trasmesso il valore del lavoro e il messaggio che, anche nelle difficoltà, non bisogna mai arrendersi”.
La struttura del progetto e le motivazioni della sua realizzazione sono stati spiegati da Olga Carattoni, presidente della Fondazione XXV Marzo. “Tra le nostre attività e i nostri obiettivi, c’è la raccolta, la catalogazione e la conversione digitale degli archivi cartacei, anche privati. In questo caso, abbiamo sentito la necessità di sperimentare nuove modalità archivistiche per trasmettere alle nuove generazioni, adesso che il lavoro sta cambiando radicalmente, cos’era il lavoro dei tempi passati perché i valori e la dignità che sono propri di ogni lavoro, il senso di identità e di appartenenza, quelli non devono cambiare mai”.
Concetti avvalorati e sottoscritti anche da Mauro Fiorini, presidente TitanCoop, di cui la Fondazione è una costola, istituita appositamente per interpretare il ruolo attivo dell’azienda nel panorama culturale, recentemente corroborato anche dalla redazione del “bilancio sociale”. Da registrare anche la collaborazione, sempre fondamentale, degli Istituti Culturali, rappresentati dal direttore Vito Testaj, che ha ricordato l’impegno a sostenere tutte le attività culturali espressione del Paese.
Al professor Michele Chiaruzzi dell’Università di San Marino, che ha raccolto le interviste poi confezionate in podcast, il compito di illustrare le due dimensioni di questo lavoro: quella di immortalare il carico di umanità insito nelle testimonianze, come avviene appunto nei libri; e quella tecnologica, per creare il collegamento con le cosiddette nuove generazioni. “Abbiamo creato un codice internet perché tutti possano vedere e ascoltare un racconto in diretta, non qualcosa di interpretato. Abbiamo creato il primo archivio di memoria multimediale per promuovere l’arte dell’ascolto di persone che ricordano le loro lotte, la tenacia e la sofferenza delle loro battaglie. Oggi siamo all’altezza di queste storie?”
Gabriele Mazza, abituato ad esprimersi attraverso immagini, molto spesso più forti ed espressive delle parole, si è limitato a spiegare come ha affrontato l’incarico di dover ritrarre tutti i personaggi intervistati: “Ho detto loro di vestirsi normalmente, come si vestono ogni giorno. Poi ho chiesto di sedersi su uno sgabello, davanti ad uno sfondo nero, e di guardare direttamente in macchina, come se guardassero in faccia le persone”. Tutte le fotografie sono state esposte in una mostra nella Pinacoteca San Francesco, coordinata da Giacomo Lonfernini. Da ognuna di esse emerge un personaggio che sembra “bucare” la tela e mettersi in relazione diretta con chi gli sta davanti. Un lavoro da grande artista.
Ogni elemento di questo progetto, preso nella sua unicità o nella sua interazione complessiva, trasmette un messaggio importante: le conquiste che sono state fatte vanno tenute in costante manutenzione e trasmesse nel futuro, perché non è detto che quello che abbiamo oggi, ci sarà anche domani.