San Marino. Per contenere i costi e dribblare i rischi della geopolitica, la virata obbligatoria verso la creazione di una comunità energetica … di Angela Venturini

Se la transizione energetica è un processo fondamentale per il futuro delle nazioni, ancor di più lo è per i piccoli Stati che, proprio per le loro dimensioni, possono facilmente raggiungere l’autonomia. Ci sono già decine e decine di piccoli Comuni italiani “Rinnovabili al 100 per cento”, cioè in grado di produrre un mix di energia pulita, tra quella elettrica e termica, addirittura in quantità superiore ai propri consumi. 

Il consiglio viene direttamente dalla capodelegazione del FMI ragionando sui rischi derivanti dalle dinamiche geopolitiche, che rendono vulnerabile non solo il bilancio dello Stato ma anche le piccole economie familiari. L’abbiamo visto nella fase post Covid, quando l’enorme richiesta di materie prime aveva fatto schizzare i prezzi alle stelle. Subito dopo era arrivata la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina. In quel momento, i costi erano stati considerati quasi un problema secondario, visto che c’era la concreta possibilità di una chiusura delle importazioni estere. Adesso ci troviamo in un’altra situazione di altrettanta pericolosità, con la guerra in Medio Oriente e i suoi sviluppi imprevedibili. È bastata la minaccia di bombardare qualche condotta petrolifera, per far salire i prezzi del petrolio, di tutti i derivati e quelli che sembrerebbero non centrare nulla. Se un prodotto umile come le zucchine, va oltre i 5 euro al chilo, diventa un problema fare la spesa quotidiana, ma vuole anche dire che la situazione è davvero precaria.  

San Marino non ha i mezzi, né tanto meno la potenza di intervenire, o modificare quanto deriva dall’esterno. Per cui, prima che succeda l’irreparabile, occorre cambiare modelli e percorrere nuove strade, traducendo in pratica quanto contenuto più o meno in tutti i programmi elettorali e realizzare una “comunità energetica”. 

Le comunità energetiche si creano quando cittadini, attività commerciali, imprese e pubbliche amministrazioni decidono di unirsi per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. I vantaggi di questa pratica sono diversi: aumenta la sostenibilità ambientale perché si usa energia non inquinante, cresce l’indipendenza dal fornitore di energia elettrica nazionale e si ha un maggior controllo dei costi energetici. Non dovrebbe essere così difficile anche in un Paese ad alta litigiosità politica come San Marino, ancorché provvedimenti innovativi spesso vengono adottati non in una visione generale, bensì con forti connotazioni particolari. 

Prendiamo il decreto sulla cogenerazione che ormai slitta da un anno e che dovrebbe arrivare alla sua fase di approvazione nel prossimo Consiglio. 

La cogenerazione è la produzione combinata di energia elettrica ed energia termica a partire da un’unica fonte di energia primaria. Un impianto di cogenerazione, dunque, fornisce sia elettricità che calore, garantendo una migliore resa energetica rispetto alle due produzioni separate. Come fonte di energia primaria si utilizzano per lo più combustibili fossili, come gas naturale, GPL e gasolio, o combustibili organici non fossili, come biogas, biometano, olio vegetale e biomasse. In futuro è probabile che gli impianti di cogenerazione useranno celle a combustibile, che sfruttano la reazione dell’idrogeno con l’ossigeno per produrre sia elettricità che calore.

Ben consapevole dell’utilità della cogenerazione in termini economici e ambientali, è l’intera classe imprenditoriale, come sottolinea l’Anis i tutti i suoi comunicati stampa. Ovviamente nel rispetto della sicurezza, della salubrità dell’ambiente circostante e dei cittadini, ma anche della fiscalità, che è una prerogativa statuale e dovrebbe sempre essere applicata secondo il principio di equità. In sostanza, si dovrebbe lavorare sulla previsione di regole che siano uguali per tutti e sanzioni feroci per chi sgarra. Perché con la salute non si scherza. E neanche con la tutela ambientale.

Potrebbe essere un passo importante, non ancora esaustivo, verso quell’autonomia energetica che metterebbe al riparo lo Stato e i cittadini da un caro bollette (e dei suoi effetti a catena) che nessuno si può permettere. 

Angela Venturini