Caso Toti. Sono d’accordo con Uggetti … di Sergio Pizzolante

L’arresto di Toti ha un solo significato e non ha a che fare con la giustizia.
Non ci sono le ragioni per l’arresto, con le attuali norme, in buona parte sbagliate, ci sono invece le ragioni dell’inchiesta.
Perché non l’arresto.
Non ci sono pericoli di fuga, non ci sono rischi di inquinamento delle prove perché i capi di imputazione, dell’accusa, sono già dentro abbondanti fascicoli graziosamente arrivati alla stampa in contemporanea all’arresto alle 7 di mattina, perché voglio vedere come Toti, con un avviso di garanzia e i contenuti dell’accusa sulla stampa, avrebbe potuto reiterare il reato presunto.
Se non ci sono allora ragioni giudiziarie rimangono solo questioni politiche. A 20 giorni dalle elezioni, per un’inchiesta iniziata più di tre anni fa.
Perché dall’arresto con seguito di verbali e accuse sui giornali e sulle tv un politico, in questo caso presidente di regione, non ha più la possibilità di rimanere politicamente e umanamente in vita.
Morto.
Lo scopo e’ questo.
E fa male, molto male, vedere le istituzioni democratiche elette trattate in questo modo da altre istituzioni. Malissimo.
Perché al di là delle appartenenze politiche le istituzioni democratiche sono di tutti.
E dovrebbero stare a cuore a tutti.
Invece si fa della negazione della libertà strumento di lotta politica.
E non mi riferisco solo, anche ma non solo, alla lotta politica fra partiti. Mi riferisco, ed è peggio, molto peggio, alla lotta politica tra poteri.
Ci sono invece ragioni di merito per l’inchiesta?
Purtroppo si.
Ma qui il discorso si fa ancora più complicato. Molto.
Proviamo a dire.
Da Tangentopoli in poi abbiamo approvato norme che dichiarano l’attività politica( e il finanziamento della politica e’ politica) tecnicamente illegale.
Abuso d’ufficio, scambio elettorale, traffico di influenza, altri reati generici. Non tipizzati.
Abbiamo inoltre abolito il finanziamento pubblico spostando il finanziamento della politica nell’ambito privato.
Con queste norme, con l’ampia discrezionalità dell’accusa, con i finanziamenti privati, trovare una linea certa di separazione fra ciò che è lecito o non lo è, praticamente è quasi impossibile.
Non è un accusa contro qualcuno in particolare, è la triste realtà nella quale ci siamo infilati.
Io ricevo un finanziamento tracciato e regolare, da parte di privati che hanno avuto a che fare con la mia amministrazione: diventa illegale.
E i finanziamenti, un privato non li fa per la mia bella faccia, come se fossi la Croce Rossa.
Lo fa perché sostiene la mia opera.
Politica e amministrativa.
Perché, certo, pensa possa trarne vantaggi.
In America tutto questo è pubblico. Regolato.
E giudicano gli elettori.
Faccio un esempio, con nessuna volontà polemica, ma con solo intento analitico: se una cooperativa rossa o bianca o verde finanzia un partito, una campagna elettorale, lo fa perché sostiene l’opera, non solo le idee, di un particolare partito.
Qual è la linea di confine?
Toti è forse stato un po’ disinvolto e leggero. Può darsi. Vedremo.
Ma non ci sono, mi pare, intenti corruttivi per interessi personali.
Quindi l’inchiesta si, l’arresto no.
La giusta interpretazione di norme e condotte si, la mortificazione, la gogna politica e morale e umana no. La morte incivile no.
E se le forze politiche usano questi metodi l’un contro l’altra senza preoccuparsi dei correttivi, perdono tutte. Perde la politica. Perde la democrazia.
E la democrazia dovrebbe stare a cuore a tutti.
Magistrati compresi.
Sergio Pizzolante
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