San Marino. ULTIM’ORA. La Magistratura unisce i primi “puntini” e ipotizza l’associazione a delinquere fra il giudice Buriani, l’imprenditore Grandoni, il finanziere Confuorti e vecchie governance di Bcsm… Manca solo la politica per la certezza che fu un Colpo di Stato!

La notizia, che era nell’aria da tempo senza trovare -a causa, si presume, del segreto istruttorio- la benchè minima conferma autorevole, oggi è ufficiale. Certa!

Lo scenario più inquietante che si poteva trarre unendo i tanti “puntini” che, all’indomani delle conclusioni della Commissione parlamentare di inchiesta, sono stati fissati su “carta bianca” dagli atti e dalle testimonianze delle diverse udienze dei processi istituiti attorno a fatti ed eventi che ruotavano attorno al sistema bancario sammarinese, si è concretizzato in un preciso procedimento giudiziario, il “416/2019”, in cui figurano ben 13 indagati con l’ipotesi di “associazione a delinquere” finalizzata a compiere una “pluralità indeterminata di reati in materia bancario-finanziaria, di ostacolo alle funzioni di vigilanza, contro la pubblica amministrazione, il patrimonio e la libertà personale, nell’interesse” del finanziere lucano Francesco “Confuorti” e “di Banca Cis”, “in particolare -precisa testualmente l’atto giudiziario in questione- di Daniele Guidi e del socio Marino Grandoni”.

Ma la novità eclatante è, senza dubbio, la riunione all’interno della stessa ipotizzata associazione a delinquere di intere governance di Banca Centrale di San Marino, di membri o dirigenti dell’imprenditoria privata e, addirittura, di una componente di primissimo piano dell’amministrazione della Giustizia… Manca -per ora?- solo la politica, ma, forse, questi eventuali “associati” potrebbero essere stati talmente “scaltri” e “furbi” da arrivare ad influenzare le azioni penali e occupare i posti chiave del governo e della vigilanza finanziaria -nomine di competenza politica, varate o avallate da votazioni in Consiglio Grande e Generale- senza alcuna complicità dolosa fra chi guidava il Paese in quegli anni. Ma tant’è…

Potranno non sussistere, nei confronti dei “potenti” politici del decennio scorso, elementi capaci di sostenere un’accusa di reato, ma alla luce di questa nuova indagine tuttora aperta ai Tavolucci, è sempre più difficile, ormai quasi impossibile, non ritenere incompleta la conclusione della Commissione parlamentare di inchiesta del 2020, la quale non individuò -o forse neppure cercò di individuare (e il sospetto viene dall’approvazione unanime della stessa)- alcuna responsabilità politica nella scalata al potere della ormai svelata “Cricca”, capace, oltre che di occupare posti chiave della vigilanza e governance finanziaria, anche di poter contare -secondo l’ipotesi accusatoria del procedimento 416/2019- su frange della Magistratura.

Quei “puntini” tracciati nei mesi su queste pagine elettroniche, sembra, almeno in parte, averli uniti la Magistratura, evidenziando un “disegno” assai chiaro. Certo, restano ancora tanti altri “puntini” -quelli che gettano pesanti ombre su precisi personaggi politici di vertice di quegli anni- da unire per arrivare ad una ricostruzione storica fedele e completa del decennio più nero -quello scorso- della Repubblica…

Fra i 13 indagati del procedimento, infatti, con l’ipotesi di reato di associazione a delinquere, spiccano i nomi di Francesco Confuorti, Marino Grandoni, Wafiks Grais (ex Presidente di Bcsm), Lorenzo Savorelli e Roberto Moretti (ambedue ex Direttore di Bcsm) e -per buona pace dei famosi politici all’epoca rampanti, noti come “Buriani Boys”- del Commissario della Legge Alberto Buriani, padre di pressochè tutte le inchieste che hanno spazzato via una intera generazione politica del Titano aprendo una sorta di autostrada al governo AdessoSm composto da Repubblica Futura, SSD e C10 e accusato nel “416” di “occultare reati ascrivibili ai membri del sodalizio anche tramite abusi ed omissioni nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali”.

Filippo Siotto, Mirella Sommella, Ugo Granata, Raffaele Mazzeo, Marco Mularoni ed Emilio Giannatti gli altri indagati di questa associazione che, fra l’altro, avrebbe determinato la liquidazione coatta di Asset Bank “al fine di acquisirne, per via indiretta, la liquidità, alterando le naturali condizioni di competitività tra gli operatori del sistema bancario a vantaggio di Banca CIS”.

Enrico Lazzari

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